di Catterina Seia
La Strategia dell’UE per i giovani 2019-2027 dedica il quinto dei suoi 11 obiettivi alla salute mentale e al benessere: raggiungere un migliore benessere mentale e porre fine alla stigmatizzazione dei problemi di salute mentale, promuovendo così l’inclusione sociale di tutti i giovani.
In Europa, la salute mentale dei giovani e giovanissimi è sempre più a rischio. Il fenomeno si è accentuato con la sindemia, tanto da connotare una vera priorità di salute pubblica.
I dati europei danno una panoramica chiara del disagio dei più giovani. I sintomi spaziano dalle paure, ansie, disturbi del sonno, ai disturbi alimentari, dipendenze, tendenza al ritiro sociale. Sempre più frequenti sono anche le nuove forme di psicopatologia (doppie diagnosi, quadri inediti di psicosi). Si registra, inoltre, un aumento dei pensieri anticonservativi, dei tentativi di suicidio: all’ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma le ospedalizzazioni sono passate dal 17% del gennaio 2020 al 45% del gennaio 2021 e in Romania, gli accessi ospedalieri dei giovani con ideazioni suicidarie sono passati dal 2% ante pandemia al 16%. All’intensificarsi di fenomeni come il bullismo e il cyber-bullismo – uno studio globale Unesco indica che il 33% della popolazione ne è vittima, e soprattutto le persone con disabilità – si aggiunge quella che viene ormai chiamata la “cicatrice pandemica”, data dallo straniamento, dall’isolamento e dal crescente patologico utilizzo dei device.
Disagio giovanile: in aiuto arriva la cultura
Tutti i paesi europei si stanno mobilitando, attivando un gran numero di progetti culturali e creativi a sostegno della salute e del benessere mentale dei giovani. Capacità di ascolto, espressione del proprio potenziale creativo, miglioramento della relazione con sé e con l’altro in mediazione con la realtà circostante: questi i focus principali dei progetti
L’OMS ha riconosciuto a più riprese la validità di queste pratiche, che affiancano la rete medico-sanitaria e socioassistenziale con una presenza diffusa, poco istituzionalizzata, a bassa soglia di ingresso e più prossima ai luoghi della vita quotidiana di adolescenti e ragazzi.
Lo scorso giugno, nell’ambito del programma di Dialogo strutturato Voices of Culture, la Commissione Europea ha lanciato alle organizzazioni artistiche e culturali un invito a confrontarsi sul contributo della cultura al miglioramento della salute e del benessere mentale dei giovani. Alla call di Voices of Culture hanno risposto, da 21 paesi, 86 organizzazioni, provenienti sia dal settore culturale, sia da quello sanitario e da quello dell’istruzione. Per due mesi, i loro rappresentanti si sono impegnati nello scambio e nel confronto delle pratiche e hanno presentato, alla fine del 2022, una prima proposta di raccomandazioni alla Commissione Europea.
Le raccomandazioni dell’OMS
Le buone pratiche ruotano intorno al concetto dell’intervento globale. Gli interventi devono essere multisettoriali e multidimensionali. Per questo, il lavoro deve prevedere un’integrazione fattiva nei luoghi della vita dei giovani, di operatori e programmi artistici e culturali e una sinergia tra professionisti afferenti a diversi campi (medicina, antropologia, arte, cultura, psicologia, sociologia, scienze sociali) per creare interventi efficaci in termini di regolazione delle emozioni, di inclusione sociale, prevenzione, empowerment, strategie per fronteggiare il proprio malessere.
Un altro elemento fondamentale che emerge dalle raccomandazioni di Voices of Culture è la partecipazione attiva. I giovani devono essere protagonisti delle azioni e non meri destinatari inerti. Devono essere messi nella condizione di co-progettare e di poter dare il loro contributo per esercitare un diritto fondamentale per la propria vita.
A cura di Catterina Seia e Martina Caroleo
Martina Caroleo, Assistente sociale, si occupa di minori stranieri non accompagnati e di adolescenti e giovani adulti con disagio sociale.
Fonte: Ibsafoundation