Dalla frolleria al ristorante, dai videogames alle creazioni di ceramica, passando per il parent training: la co-progettazione tra Azienda USL di Modena, Enti locali e Associazioni di volontariato del territorio offre straordinarie opportunità di vita e di socializzazione. Nei giorni scorsi la firma della convenzione con l’assegnazione di oltre 140mila euro, di cui l’80% sarà impegnato per sostenere progetti educativi realizzati con personale formato e specializzato
Marco non voleva uscire dalla sua camera, stare chiuso al buio a giocare ai videogiochi era il suo unico pensiero. Giuseppe non parlava con nessuno, era schivo e riservato e faceva molta fatica a relazionarsi con le altre persone. Alessandra ha la passione per l’arte ma non riusciva a metterla in pratica non potendo disporre dell’attrezzatura necessaria e di un maestro che la guidasse.
A vederli oggi, Marco, Giuseppe, Alessandra e i tanti altri ragazzi e adulti con disturbo dello spettro autistico che nel Distretto di Mirandola partecipano ai progetti a loro dedicati, sembrano altre persone: per Marco i videogiochi sono diventati solo un pretesto per uscire e incontrare gli amici condividendo momenti di spensieratezza e divertimento, Giuseppe non vede l’ora che entri un cliente per illustrare i prodotti da forno realizzati da lui e dagli altri ragazzi, e Alessandra dà finalmente sfogo a tutto il suo estro creando bellissimi manufatti di ceramica.
Cambiamenti e nuove opportunità, di vita, di socializzazione, di inclusione e di percorsi formativi con acquisizione di nuove competenze. Tutto grazie all’impegno delle associazioni di volontariato del territorio, Anffas Mirandola, ManiTese, La Bella Sfilza e InTandem, che nei giorni scorsi insieme all’Azienda USL di Modena e ai Comuni del Distretto mirandolese hanno firmato la convenzione per l’assegnazione e il riparto dei finanziamenti previsti dal Fondo Nazionale Autismo. La firma della convenzione è il risultato di un lavoro di co-programmazione che ha visto impegnati l’area socio-sanitaria del Distretto di Mirandola, l’Ufficio di Piano e i professionisti della Salute Mentale e della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, una sinergia che ha permesso di elaborare progetti che tenessero in considerazione le priorità del territorio, incrociando i bisogni rappresentati dalle associazioni di utenti e familiari e al contempo valorizzando le specificità dei diversi Enti del Terzo settore presenti nel contesto locale.
(Nella foto di gruppo: operatori dell’Azienda Usl di Modena, Enti locali, Associazioni, genitori e ragazzi)
E proprio il Fondo Nazionale Autismo è lo strumento che sta consentendo a questi progetti dedicati a ragazzi e adulti con disturbo dello spettro autistico di svilupparsi e prendere corpo: per quest’anno al territorio di Mirandola sono stati assegnati oltre 140mila euro, di cui una quota (il 20% di legge) è destinato agli assegni di cura, mentre la restante parte sarà impiegata per sostenere progetti educativi realizzati con personale formato e specializzato appositamente selezionato dalle associazioni stesse.
Sono cinque i progetti che rientrano in questo contesto e che rappresentano per tanti giovani e meno giovani con spettro autistico veri e propri obiettivi di vita: a cura di Anffas Mirandola la Frolleria, laboratorio avviato nel marzo scorso per la produzione di prodotti da forno, e il progetto Videogames are good, in collaborazione con l’associazione GamersArena; a cura de La Bella Sfilza il ristorante omonimo a Santa Caterina di Concordia; il laboratorio di ceramica proposto da ManiTese a Finale Emilia e gli incontri di parent training di InTandem.
“Il Fondo Nazionale Autismo è un sostegno molto importante per queste associazioni – sottolineano Annamaria Ferraresi, Direttrice del Distretto di Mirandola, e Luana Reggiani, Responsabile integrazione socio-sanitaria dell’Ausl di Modena –, un volano che consente a tutta la rete sociosanitaria del territorio di portare avanti progettualità fondamentali per lo sviluppo psicofisico dei ragazzi con autismo. Inclusione e percorsi formativi sono state le direttrici che ci hanno guidato nel lavoro di co-costruzione insieme all’Ufficio di piano e alle realtà del terzo settore, nell’interesse dei ragazzi e delle loro famiglie. Far conoscere anche all’esterno le attività di questi progetti è importante perché rappresentano in maniera concreta il lavoro che la sanità e il sociale portano avanti da anni, con risultati che danno soddisfazione in primis alle persone con autismo e alle loro famiglie”.
I cinque progetti
La Frolleria – La fragranza di biscotto che pervade il laboratorio dice tutto: questo è un posto in cui la qualità delle materie prime e l’impegno e la dedizione dei ragazzi si fondono per sfornare un prodotto pieno di valore e di valori.
Ad accoglierci sulla porta c’è Giuseppe, uno dei 18 ragazzi con disturbo dello spettro autistico che hanno scelto di sposare il progetto proposto da Anffas Mirandola. Guidati dalla cuoca pasticcera Ottavia Bocchi, i ragazzi hanno acquisito competenze specifiche di alto livello, che un giorno potranno essere molto utili anche per nuovi percorsi formativi. Per tre ore al giorno, al mattino, il laboratorio di Bernardi 13 a Mirandola diventa la loro casa: vedendoli all’opera, tagliare il burro o dare forma ai frollini, traspare tutta la passione per questo mestiere. Dai frollini al cacao a quelli al cocco, dai cantucci al biscotto con gocce di cioccolato, dalla sbrisolona alla crostata con confettura: la scelta è vasta, il packaging è gradevole e ideale per dolci pensieri, anche natalizi. “Non appena abbiamo proposto questa attività ai genitori dei ragazzi abbiamo raccolto un forte entusiasmo – spiegano Marzia Manderioli e Francesca Cipriano, Presidente e coordinatrice di Anffas Mirandola –. Ci sono ragazzi che non si erano mai nemmeno avvicinati alla cucina di casa, ora, dopo la formazione e l’esperienza di questi mesi vogliono contribuire a preparare pranzi e cene in famiglia. La socializzazione, uno dei primi obiettivi di questo progetto, è stato raggiunto in poco tempo: i ragazzi hanno fatto gruppo e anche grazie alla partecipazione comune ad altri laboratori si è creata un amalgama perfetto. Poi, a ogni cliente che entra, si fanno in quattro per esporre tutti i prodotti, anche quelli che prima facevano fatica a parlare con altre persone”.
Videogames are good – Spesso additati come concausa dell’isolamento sociale di bambini e adolescenti, qui i videogiochi rappresentano l’altro lato della medaglia, diventando un pretesto per incontrarsi, divertirsi, socializzare, ridere, ballare e scherzare insieme.
Appena entriamo troviamo Andrea, rappresentante dell’associazione GamersArena che collabora con Anffas Mirandola per questo progetto, impegnato in una partita insieme a un ragazzo con disturbo autistico: una gara tra maestro e allievo dall’esito tutt’altro che scontato. La vittoria, però, importa poco a entrambi: si vede da come chiacchierano mentre giocano, dalle risate e dalle frecciatine bonarie che si lanciano per cercare di distrarsi a vicenda. Nell’altro lato della stanza ci si scatena ballando a ritmo davanti allo schermo, cercando di riprodurre le stesse movenze in video. Il divertimento, quello sano, è evidente: “Siamo diventati una famiglia allargata – spiegano Andrea Ganzerli di GamersArena e la Presidente di Anffas Mirandola Marzia Manderioli – oltre a giocare qui nella sede di Anffas andiamo in giro per fiere e portiamo la nostra esperienza, che vorremmo divulgare tutte le altre 200 Anffas d’Italia coinvolgendole per giocare online e creare legami veri, anche se a distanza. Perché il gioco online non è affatto da demonizzare, basta rendere i ragazzi consapevoli dei rischi, soppesandoli con le opportunità: è ciò che facciamo noi, andando nelle scuole e parlando a studenti e genitori di videogioco e consapevolezza. Per fare un esempio concreto, prima di venire in questo laboratorio Marco trascorreva le sue giornate isolato nella sua cameretta, al buio, a giocare. Gli abbiamo proposto questa iniziativa e dopo qualche resistenza iniziale si è lasciato coinvolgere: adesso quando viene qui gioca pochissimo, passa il tempo parlando con gli altri ragazzi, aiutandoli anche nel gioco”. Inoltre Anffas Mirandola propone altre attività ricreative, quali uscite, serate danzanti, teatro, aperitivi, attività creative e sportive come arteterapia, teatro, piscina e padel.
Ristorante La Bella Sfilza – Abbigliamento professionale e un sorriso a 32 denti: così i ragazzi con disturbo dello spettro autistico accolgono il cliente al ristorante La Bella Sfilza, avviato dall’omonima cooperativa sociale a Santa Caterina di Concordia.
In sala o in cucina, la passione è la stessa: pasta fresca, materie prime e piatti locali, tutto viene preparato e servito con grande impegno e dedizione. Un altro straordinario progetto che parla di inclusione e che rappresenta per questi giovani un altro trampolino di lancio verso il mondo del lavoro e della tanto agognata autonomia economica, anche fosse solo parziale. Perché sentirsi coinvolti in un progetto così importante, così sfidante, entrare a fare parte di una brigata di cucina guidata dallo chef Dario Forghieri, vuole dire tanto per questi ragazzi.
“La Bella Sfilza – spiegano i responsabili della cooperativa sociale – è un progetto che si propone di creare le condizioni per l’inserimento lavorativo di ragazzi e ragazze con diverse abilità nel tessuto economico-sociale formandone e valorizzandone le abilità e le competenze al fine di realizzare un loro inserimento attivo nell’ambito della comunità sociale. La disponibilità di uno stabile ristrutturato a seguito del terremoto del 2012 e l’esperienza agricola e imprenditoriale di alcuni dei genitori hanno generato l’idea di creare un’impresa che potesse lavorare le materie prime prodotte dal territorio per trasformarle all’interno di un laboratorio di cucina, da aprire poi al pubblico come punto di ristoro e aggregazione. Ad oggi la Cooperativa vede 18 soci, di cui 9 impegnati nell’attività della cooperativa; di questi, 8 sono assunti a tempo indeterminato e 1 a tempo determinato”.
Laboratorio di ceramica – Si chiama “Manifatti imperfetti”, ma a vedere i prodotti finiti di imperfezione se ne trova ben poca.
È il laboratorio di ceramica realizzato e gestito dall’associazione ManiTese di Finale Emilia, che vede impegnata una decina di persone con disabilità nella creazione di oggetti di ceramica, sia artistici che di uso comune. “Ciò che ci ha motivato a fondare e sviluppare questa attività nel cuore della Bassa modenese – spiegano da ManiTese – è il nostro desiderio, che è anche bisogno sociale, di diffondere l’utilizzo della creatività e della manualità attraverso la realizzazione di ceramiche, che siano oggetti o progetti, per incontrare. Ci interessa collaborare con tutte le realtà, più o meno organizzate, che esprimono una domanda sociale e un bisogno espressivo, siano essi adulti, bambini, scuole, mondo della fragilità, profughi, detenuti o volontari che hanno voglia di fare. Il nostro operato con le persone in condizioni di criticità e fragilità è finanziato dalla vendita delle ceramiche che realizziamo come volontari all’interno di Manifatti, ovvero il nostro gruppo (aperto) di ceramisti che si sono formati proprio in questo laboratorio nell’estate del 2021 con l’aiuto di Alessandro Formigoni, il nostro “maestro” di ceramica. Crediamo molto nel benessere e delle possibilità espressive e relazionali che il lavoro che parte dalla manipolazione dell’argilla fino al decoro delle ceramiche finite riesce a generare, ne abbiamo avuto conferma continuamente in questi due anni e mezzo di intensissima attività con tante persone e delle loro estremamente varie sensibilità, età e capacità”.
Parent traning – Sostenere i genitori nell’incrementare i fattori di protezione del proprio benessere psicofisico, aiutandoli ad accettare la disabilità, non intesa come accettazione passiva, ma come ponderata messa in gioco delle relazioni.
È l’obiettivo primario che la cooperativa sociale InTandem ha posto al proprio laboratorio di parent training, un percorso di formazione e sostegno rivolto a gruppi di genitori che, guidati da due conduttori, riflettono e si confrontano sulle proprie esperienze genitoriali e i vissuti emotivi. I 10 incontri di gruppo previsti dal programma contribuiscono a rendere i genitori più efficaci nella gestione quotidiana del figlio, aumentando la capacità di analisi dei problemi educativi che possono insorgere, prevedendo a tale scopo due momenti di lavoro: uno in cui li si aiuta a conoscere le problematiche dei loro figli e un secondo in cui li si aiuta ad affrontarle, modificando le proprie strategie cognitive ed emotive nel tempo, a seconda delle esigenze contingenti. Il gruppo diventa così uno strumento per allargare la propria rete sociale, facendo uscire dall’isolamento in cui le famiglie rischiano di percepirsi, e creando un luogo nuovo non solo di formazione e confronto, ma anche di condivisione e scambio dei vissuti più personali. In cantiere, inoltre, ci sono altri progetti, come il gruppo di auto mutuo aiuto in partenza a dicembre.
Fonte: AUSL Modena