In media solo una persona su quattro ricoverata in un reparto di salute mentale dopo un evento acuto ha ricevuto una visita psichiatrica entro le due settimane dalla presa in carico, e il 30% complessivo entro un mese, con regioni dove dopo 30 giorni non è stato ascoltato per la prima volta neanche un paziente su cinque. In media nelle regioni del nord, e in particolare in Trentino-Alto Adige la percentuale di utenti ricoverati che viene presa in carico entro un mese con una visita psichiatrica è maggiore rispetto al centro sud. Si tratta comunque di valori bassi in quasi tutte le regioni, inferiori al 50%, e soprattutto di numeri assoluti elevati. Come raccontavamo nella prima puntata dedicata a questi dati sulla salute mentale, il 3,3% degli accessi al Pronto Soccorso è dovuto a patologie psichiatriche: 479.276 accessi solo nel 2021. Il 14,6% di queste persone è stata ricoverata dopo il triage, il 72% è stata invece dimessa e lasciata andare a casa. Poco più della metà sono stati accolti nei reparti di psichiatria. I TSO (trattamenti sanitari obbligatori) sono stati 5.538 nel 2021, pari al 7% dei ricoveri in reparto psichiatrico. Considerando i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, le riammissioni non programmate nei reparti di psichiatria entro 30 giorni dalla dimissione rappresentano il 14% del totale, mentre quelle a 7 giorni rappresentano il 7,7%.
Il personale che opera nei servizi di salute mentale è allo stremo. In tutta italia lavorano nei dipartimenti di salute mentale (DSM) e nelle strutture convenzionate 4.286 psichiatri e 2.740 psicologi. Sono complessivamente 6.167 i medici (2.000 di loro dunque non psichiatri), 15.488 gli infermieri e appena 3.872 gli educatori professionali. Delle 41.734 persone impiegate, il 71,4% lavora nei servizi pubblici, il resto in strutture convenzionate. Complessivamente, a livello nazionale, i rapporti tra infermieri e medici e tra medici e psicologi risultano pari, rispettivamente, a 2,5 e a 2,3.
I dati provengono dal Conto Annuale e sono stati condivisi in formato .xls dal Ministero della Salute nel Rapporto Annuale sulla Salute mentale. Rilevano la consistenza del personale dipendente dall’Azienda Sanitaria in servizio presso le strutture del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) e del personale convenzionato che presta servizio all’interno delle strutture del DSM.
Sono 29.785 le persone che lavorano nel pubblico e di queste il 17,9% è rappresentato da medici (psichiatri e con altra specializzazione), il 6,9% da psicologi. Il 40% sono infermieri, l’11,6% OSS. Il 6,2% di loro lavora part-time e un altro 6,2% ha un rapporto di lavoro non da dipendente ma convenzionato.
In media è come dire che vi è uno psichiatra ogni 182 persone e uno psicologo addirittura ogni 284 utenti. Un tecnico della riabilitazione psichiatrica ogni 872, un infermiere ogni 50 persone, un educatore ogni 200. Chiaramente è una forzatura: abbiamo preso il numero complessivo di utenti trattati nel 2021 e il numero di operatori dei DSM.
Gli psicologi sono la figura paradossalmente meno presente in queste strutture. Vi sono regioni in cui si sfiorano i mille utenti per ogni psicologo. In Basilicata c’è uno psicologo ogni 1345 utenti trattati, in Piemonte uno ogni 958 persone, in Friuli e Campania uno ogni 830, nelle Marche uno ogni 720, in Veneto uno ogni 670. Il rapporto meno negativo sembrano averlo Lazio e Provincia Autonoma di Trento con circa 150 utenti per psicologo.
L’offerta multisciplinare e continuativa è centrale nella presa in carico di un paziente che presenta un episodio acuto che lo porta a incrociare un servizio per la Salute Mentale. Abbiamo visto nella scorsa puntata l’offerta residenziale, cioè chi ha l’opportunità di vivere in una struttura dedicata, o di accedere giornalmente a questi servizi in regime semiresidenziale o diurno. Si tratta comunque di una piccola parte degli utenti. Parte del servizio viene erogato anche a domicilio, prevalentemente da infermieri specializzati. Si contano 27.813 persone presenti in strutture psichiatriche residenziali. La maggior parte – 13.440 persone – in strutture che prevedono la presenza di personale sanitario per tutte le 24 ore; 2.561 persone in strutture residenziali con presenza giornaliera di personale sanitario nelle 12 ore diurne (almeno nei giorni feriali); 1.105 utenti in strutture residenziali con presenza di personale sanitario non più di 6 ore) o al bisogno.
Di psichiatri ce ne sono di più – la regione con il tasso di utenti più alta è il Friuli con 400 utenti per psichiatra – ma si tratta di due specialità molto diverse. Lo psichiatra è un medico specializzato successivamente in Psichiatria e ha un approccio prevalentemente farmacologico alla salute mentale. Lo psicologo, spesso psicologo psicoterapeuta, invece, ha lo scopo di affiancare alla terapia farmacologica un percorso di ascolto, terapia comportamentale e via dicendo. Gli utenti con diagnosi psichiatriche gravi come Depressione, Disturbi della personalità e del comportamento, Mania e disturbi affettivi bipolari, Schizofrenia e altre psicosi funzionali, con almeno una prestazione di valutazione sono l’1,1%. Gli utenti con diagnosi psichiatriche gravi con almeno una prestazione di trattamento psicologico sono pari al 3,5% del totale. Nel complesso il 30,7% degli interventi è rappresentato da attività infermieristica a domicilio e nel territorio, il 27,4% da attività psichiatrica, l’11% da attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 6,4% da attività di coordinamento, il 5,5% da attività di supporto alla vita quotidiana, il 6,5% da attività psicologica-psicoterapica; la quota restante riguarda attività rivolta alla famiglia e attività di supporto . Le prestazioni erogate sono comprese nella fascia delle terapeutiche per il 71,0% dei casi, il 17,3% sono di tipo socio-riabilitative, il 9,6% di tipo assistenziale e il 2,1% sono prestazioni diagnostiche.
Fonte: Il Sole 24 ORE