Il laboratorio teatrale condotto dall’attrice-regista Sara Dho con gli ospiti della comunità terapeutica
Debutta sabato 20 aprile, al Teatro Sociale di Alba (CN), lo spettacolo del laboratorio teatrale della comunità psichiatria “Cascina Solaro” dell’Asl Cn1 “La Camera Oscura: vite di fotogrammi”, per la regia della monregalese Sara Dho. Spettacolo di drammaturgia collettiva volto a sostenere l’espressione di identità, l’esplorazione del sé e il riconoscimento di un ruolo sul palco e non. A conclusione del progetto pilota Vineyard realizzato dal dottor Andrea Barbieri nell’ambito di un confronto multidisciplinare all’interno del Dipartimento di Salute mentale dell’Asl Cn 1 con il contributo dalla Fondazione CRC, sabato 20 aprile verranno realizzate presso il Teatro Sociale di Alba due iniziative volte all’eliminazione dello stigma in tema di disagio mentale. La prima alle 20: sarà inaugurata l’esposizione delle opere realizzate dagli studenti del Liceo artistico “Pinot Gallizio” di Alba. Si tratta di illustrazioni, dipinti e opere plastiche nate dall’ascolto dei vissuti e dai racconti dei paesaggi interiori delle persone più vulnerabili che hanno partecipato al progetto. A seguire sarà presentato il progetto Vineyard. Sempre nella stessa serata, alle ore 21,15, lo spettacolo. Regia di Sara Dho con (in ordine alfabetico) Barbara, Chiara, Daniele, Enrico, Erika, Felice, Giusva, Lia, Marco, Nicolò, Patrick; scenografia e costumi Alberto, Enrico, Jhojan, Lia, Michela; tecnica Andrea Candela, Corrado Leone. Ingresso libero ma posti limitati, per info e prenotazioni: cp.mondovi@aslcn1.it – 328 7788097.
La camera oscura – Vite di fotogrammi nel segno di Lee Miller
Lee Miller fu una modella negli anni Venti e Trenta del Novecento che si espresse anche come fotografa e realizzò immagini di stampo surrealista. Fu un personaggio dall’animo curioso ed irrequieto. Parte dalla sua figura lo spunto per la realizzazione di questa nuova “Drammaturgia collettiva” condotta da Sara Dho e dai ragazzi della Cascina Solaro. Miller è occasione di indagine sulla paura della noia e sulla necessità di essere sempre curiosi e vitali, spostare i propri limiti, riappropriarsi della propria natura e abbattere gli stereotipi. Lo spettacolo parte proprio da una giornata qualunque in una comunità terapeutica, dalla routine quotidiana di questo piccolo mondo. Gli ospiti decidono spezzarla diventando un’esposizione vivente di loro stessi, come tante opere d’arte. Opere che oltre a farsi osservare osservano, e in questo modo inizia uno spettacolo che vede un’iterazione tra attori e spettatori: gli attori utilizzano altre opere per raccontarsi, figure storiche, canzoni e lo spettacolo è scandito dal suono del clic della macchina fotografica che “fissa” le immagini, come se la sala teatrale fosse una grande camera oscura.
Fonte: Unione Monregalese