di Isabella Faggiano
“Mi sentivo molto triste, senza prospettive per il futuro. Il mio corpo era afflitto da mali, a volte reali, a volte immaginari. La cosa più dolorosa era non essere in grado di far capire al mondo il mio dolore, il mio malessere, la mia malattia. Mi sentivo sola, giudicata, non compresa”. È su queste parole, quelle di una donna affetta da malattia mentale, che si è aperto il sipario della premiazione di People In Mind, il concorso promosso da Lundbeck Italia per superare lo stigma attraverso l’arte e l’impegno sociale.
“Grande novità di questa quarta edizione è stata la partecipazione delle scuole. – afferma Tiziana Mele, Amministratore Delegato Lundbeck Italia – Quest’anno abbiamo ricevuto quasi 400 opere provenienti da più di 17 Regioni. La partecipazione dei giovani è stata talmente ampia da averci spinto a programmare, per il prossimo anno, un’edizione ‘Young’ dedicata esclusivamente a loro”.
Attenzione ai campanelli di allarme tra i giovani
L’attenzione sui disturbi del neurosviluppo deve essere massima: “È necessaria un’osservazione precoce ed attenta di tutti quei comportamenti che, in età infantile e adolescenziale, possono essere spia di patologie mentali destinate ad aggravarsi nell’età adulta – aggiunge Giuseppe Nicolò, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL 5 Roma e Coordinatore vicario Tavolo Tecnico Salute Mentale del Ministero -. Solo una diagnosi precoce e un intervento altrettanto immediato possono cambiare il destino di questi individui. E un’iniziativa come People In Mind, che apre le porte ai giovani, offre la possibilità di esprimere la propria sofferenza attraverso l’arte, dolori e disagi che, altrimenti, con molta probabilità sarebbero stati taciuti”.
Il contributo del terzo settore
Il concorso People In Mind ha dato ampio spazio anche al terzo settore: “Le associazioni sono sentinelle importanti per il Sistema Sanitario Nazionale – assicura Teresa Petrangolini, Direttore Patient Advocacy Lab di ALTEMS, Università Cattolica del Sacro Cuore -. Ma hanno anche la capacità di organizzare quei servizi che i pazienti e le loro famiglie non riescono ad ottenere dalla Sanità pubblica”. Il ricavato ottenuto dalla vendita delle opere vincitrici di People In Mind, infatti, è ogni anno devoluto proprio ad associazioni del terzo settore per sostenere le loro attività in favore dei più fragili.
L’arte per abbattere lo stigma
Esprimere la propria sofferenza, anche se attraverso forme artistiche come il disegno, la pittura, la fotografia digitale o brevi video, significa comunicarla agli altri. “Lo stigma nei confronti di chi soffre di malattia mentale è ancora evidente – dice Alberto Siracusano, Professore Ordinario di Psichiatria, Direttore del Dipartimento “Benessere della Salute Mentale e Neurologica, Dentale e degli Organi Sensoriali” Policlinico Universitario Tor Vergata e Coordinatore Tavolo Tecnico Salute Mentale del Ministero -. Tuttavia, c’è un atteggiamento peggiore dello stigmatizzare: il disinteresse. Disinteresse che la classe politica dirigente ha mostrato per troppi anni. Ora, è arrivato il momento di destinare più fondi della sanità pubblica alla salute mentale”. Anche l’Onorevole Gianni Antonio Girelli della XII Commissione Affari Sociali-Camera dei Deputati è convinto che aumentare gli stanziamenti pubblici a favore della Salute Mentale sia la prima strada da percorrere: “La salute mentale – aggiunge – riguarda tutti quanti noi: chiunque nel corso della propria vita ha affrontato almeno un momento di difficoltà. E quando questo momento arriva non si può essere lasciati soli. Le Istituzioni devono garantire un sostegno concreto a tutti coloro che hanno bisogno di aiuto”.
Più fondi per la Salute Mentale
Obiettivo sui cui anche l’Onorevole Ilenia Malavasi, della XII Commissione Affari Sociali-Camera dei deputati, ritiene necessario puntare: “Le Istituzioni devono investire di più in salute mentale per offrire risposte concrete non solo a chi soffre di disturbi mentali, ma anche alle loro famiglie. Oggi il nostro Sistema Sanitario Nazionale investe il 3,6% delle sue risorse in salute mentale, percentuale che dovrebbe arrivare a 5 punti per adeguare l’Italia alla media europea”. Per la senatrice Elisa Pirro della X Commissione Affari Sociali, Sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale-Senato della Repubblica, un po’ di strada è stata fatta già durante la pandemia: “L’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto in questi anni – dice la senatrice Pirro – ci ha spinto a parlare di più del disagio mentale, a partire dal burnout dei lavoratori, fino ai disagi sperimentati dai più giovani durante i periodi di totale isolamento”.
Frenare le violenza ai danni dei sanitari
Ai lavoratori ed agli adolescenti si rivolge anche il pensiero della senatrice Ylenia Zambito della X Commissione Affari Sociali, Sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale: “È necessario agire in fretta non solo per dare una risposta concreta a chi soffre di patologie mentali, ma anche ai medici ed al personale sanitario che, non di rado, si trovano a dover lavorare in situazioni di carenze strutturali e organiche, mettendo a rischio la loro stessa incolumità. I numeri delle violenze fisiche e verbali ai loro danni lo dimostrano”. Investire in salute mentale non è una spesa, ma un guadagno per il Paese. “Le persone felici sono più produttive, di conseguenza – assicura l’onorevole Andrea Quartini della XII Commissione Affari Sociali Camera dei deputati – il denaro investito per la cura della salute mentale dei nostri cittadini, ci verrà restituito in termini di PIL, ovvero attraverso la produttività di ogni cittadino”.
Verso un cambio di paradigma
È un impegno unanime, che coinvolge le Istituzioni, il mondo scientifico e le associazioni dei pazienti, quello mostrato in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, “un impegno che, tuttavia – sottolinea Felicia Giannotti, presidente Fondazione Progetto Itaca – dovrebbe rimanere tale durante tutto l’anno. Lo stigma e i pregiudizi verso chi soffre di patologie mentali sono ancora troppo forti. Ma è diritto di tutti poter aspirare ad una vita normale e di buona qualità. Obiettivo a cui non contribuiscono solo i progressi scientifici e le nuove terapie, ma anche il comportamento individuale di ognuno di noi e una cultura diffusa di accoglienza e inclusività”.
Fonte: POPULAR SCIENCE