Nel centenario di Basaglia, ci chiediamo cosa resta della sua rivoluzione e come ci occupiamo oggi di salute mentale.

Quest’anno Franco Basaglia avrebbe compiuto 100 anni e la ricorrenza è occasione per ripercorrere le tracce di quella sua rivoluzione che ha restituito dignità alle persone internate negli ospedali psichiatrici, decretandone il fallimento come istituzioni di cura.
Allo stesso modo, l’anniversario ci offre lo spunto per riflettere sulla salute mentale in generale, per chiederci come stiamo davvero.
I disturbi mentali rappresentano oggi almeno il 13% delle patologie nel mondo e sempre più persone soffrono di ansia e depressione, anche tra adolescenti. Eppure sono ancora troppo modesti gli investimenti pubblici per la cura e la prevenzione del disagio psichico, come anche la valorizzazione della salute mentale quale bene pubblico da tutelare. C’è ancora scarsa consapevolezza sul tema e sull’importanza di un supporto professionale, come rilevato nell’ultimo Mind Health Report, così come sono in crescita autodiagnosi e gestione autonoma del malessere. Persiste l’idea che la salute mentale sia una questione privata, mentre – come scriveva Mark Fisher in “Realismo capitalista” – il fatto che queste problematiche siano diventate comuni, vale da solo la nostra attenzione.

Fonte: Frida UNITO

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