Marco Foderaro, il giovane regista che racconta la storia del San Lazzaro

Reggio Emilia, da 5 anni lavora con i pazienti del Centro di Salute Mentale. A breve uscirà “In bianco e nero”, legato alla Legge Basaglia.

Marco Foderaro, trentun anni, di mestiere fa il regista e da cinque anni lavora con i pazienti del Centro di Salute Mentale di Reggio Emilia.

Dopo aver studiato grafica pubblicitaria al liceo artistico Toschi di Parma, Foderaro inizia a lavorare come cartoonist. Nel 2011 il sito 7per24.it gli chiede di realizzare una serie dal titolo “TG Patria Libera”: un vero e proprio notiziario satirico, ambientato in un garage, con tanto di ospiti e inviati.

L’anno dopo inaugura il progetto “Come creare un film”: insieme ai bambini delle scuole elementari, realizza cinque cortometraggi di diverso argomento. L’idea ha successo, e così Foderaro pensa di proporla anche al Centro di Salute Mentale di Reggio , iniziando a collaborare nel 2014. E da allora non ha più smesso, collezionando un film dopo l’altro.

Il primo lavoro, realizzato insieme ai pazienti del centro, si intitola “L’Arco nero” ed è un cortometraggio: un gruppo di fanatici prende possesso di Radio Tab, la radio del Centro di Salute Mentale, per riportare in vita Rasputin. «Lo spunto – racconta il regista – me l’ha dato “Distretto 13” di Carpenter, poi i ragazzi del centro mi hanno aiutato a scriverlo, oltre che a interpretarlo».

Foderaro ha girato anche diversi spot sulle attività del Centro di Salute Mentale, dalle uscite per andare a pescare ai laboratori in cui i protagonisti sono sempre i pazienti. Poi, nel 2016, arriva il primo lungometraggio, “Stella nera”: «È ispirato a “Black star” di David Bowie e riprende la trama del primo corto», racconta l’autore. Un racconto corale, che coinvolge una ventina di personaggi.

Un film sperimentale che vuole prendersi gioco e allo stesso tempo omaggiare il cinema: «L’avevo già finito, ma poi ho deciso di rifarlo tutto da capo. Come quando ripensi a qualcosa che ti è successo tempo addietro e ti accorgi che è cambiato completamente il significato. È una specie di “Pulp Fiction” trascendentale, ambientata a Reggio Emilia», spiega il regista.

LEGGE BASAGLIA

Un anno fa invece sono iniziate le riprese del documentario “Legge Basaglia – 40 anni di innovazione”, prodotto dall’associazione Sentiero Facile, in cui Marco e i pazienti del Centro di Salute Mentale hanno raccolto le testimonianze di infermieri, psicologi, ospiti e operatori che hanno vissuto gli anni prima e dopo la legge Basaglia.

In mezzo al documentario c’è un breve intermezzo ambientato proprio nel 1978, quando la legge è entrata in atto: le immagini passano dal bianco e nero al colore, a simboleggiare il grande cambiamento avvenuto: «I pazienti, finalmente, cominciarono ad essere trattati come persone».

NUOVI PROGETTI

In cantiere c’è già un altro film: si intitolerà “In bianco e nero” ed è pensato come il primo capitolo di una saga. Sarà girato al San Lazzaro, e anche questo è legato alla Legge Basaglia.

«Ringrazio il Centro di Salute Mentale per la grande libertà creativa che mi danno ogni volta – conclude il regista – Lavorare con i pazienti del centro è bellissimo: alcuni si divertono, altri mi dicono che si sentono liberi solo quando recitano. Far ridere è ciò che cerco sempre di fare, anche durante le riprese. Dovremmo imparare tutti a prenderci meno sul serio».

Fonte: Gazzetta di Reggio

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