L’allestimento realizzato in occasione del centenario della nascita dello psichiatra
CREMONA – Dal 22 marzo al 18 aprile 2024 in Sala Alabardieri di Palazzo Comunale ospiterà la mostra fotografica ‘Tu interni … io libero – Basaglia & Rotelli, come nasce la riforma psichiatrica’ di Gian Butturini (1935-2006) con le foto scattate negli anni Settanta a Trieste con Basaglia (1924 – 1980), il celebre psichiatra di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. La mostra, che ha ottenuto il patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona e dell’Asst di Cremona, è proposta dall’Associazione Gian Butturini in collaborazione con l’Archivio Basaglia e le associazioni cremonesi impegnate nel campo della salute mentale (DI.DI.A.PSI – Difesa Diritti Ammalati Psichici, Come Together Onlus e Centro Tutela Diritti del Malato). La mostra si compone in prevalenza di grandi foto in bianco e nero, formato 50×75 centimetri. Saranno esposte anche le foto di Butturini utilizzate da Poste Italiane e dal Poligrafico dello Stato per il francobollo commemorativo di Franco Basaglia presentato a Roma l’11 marzo.
L’inaugurazione si terrà venerdì 22 marzo, alle 17.30, nella Sala dei Quadri di Palazzo Comunale, presenti la curatrice dell’esposizione, Gigliola Foschi, il sindaco Gianluca Galimberti, Luca Burgazzi, assessore alla Cultura del Comune di Cremona, Rosita Viola, assessora alle Politiche Sociali del Comune di Cremona, Ezio Belleri, direttore generale dell’Asst Cremona, Roberto Poli, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Asst Cremona. Parteciperanno inoltre Mariarita Balsamo, presidente di DI.DI.A.PSI (Difesa Diritti Ammalati Psichici), Fausto Ruggeri, presidente dell’associazione Come Together Onlus, e Vincenzo Girelli Carasi, presidente del Centro Tutela Diritti del Malato. Nella stessa circostanza sarà presentato anche il libro, sempre di Gian Butturini, da cui la mostra prende il titolo.
“Abbiamo accolto e supportato come amministrazione comunale la proposta dell’Associazione Butturini di esporre la mostra ‘Tu interni…Io libero’ a Palazzo Comunale in occasione del centenario di Franco Basaglia con il coinvolgimento delle associazioni DI.DI.A.PSI e Come Together e dell’Asst di Cremona, considerata non solo la ricorrenza, ma anche il lavoro comune realizzato in questi anni nell’ottica di ‘una città che cura’, che sente l’esigenza di dare più forza e qualità alle azioni già intraprese nell’ambito della salute mentale. Emergono sempre più nuovi bisogni e si è ampliata e diversificata la condizione di tante persone con problemi di salute mentale: è fondamentale pertanto mantenere alta l’attenzione e perseguire gli obiettivi della Legge Basaglia” dichiara Viola, che aggiunge: “Insieme all’assessore alla Cultura Luca Burgazzi abbiamo realizzato in questi anni diverse progettualità congiunte di welfare culturale nella convinzione che la cultura, nelle sue diverse forme artistiche-espressive, rappresenta una importante risorsa di salute per la cura, il benessere e la costruzione di equità e di qualità sociale”.
“Per l’Asst di Cremona l’esposizione di Gian Butturini è al contempo memoria e richiamo al presente. Memoria perché ci ricorda le porte chiuse dei manicomi e la libertà ritrovata che ha cambiato il destino delle persone con problemi di salute mentale, restituendo loro una dimensione di vita umana. Richiamo al presente perché, anche se moltissime cose sono cambiate, il problema non è del tutto risolto. Oggi, paradossalmente, viviamo il problema della carenza di medici psichiatri, delle nuove dipendenze che generano esordi di patologia in giovane età e diverse forme di disagio sociale che chiedono nuove risposte e soluzioni”, dichiara Belleri, che aggiunge: “È anche per questo che a cento anni dalla nascita, gli operatori dei servizi pubblici di salute mentale, pur nelle difficoltà, si muovono ancora nel solco tracciato da Basaglia e lo rinnovano nella quotidianità di una professione tesa alla cura della persona prima che della malattia. A testimonianza di questo sono i moltissimi progetti promossi dall’Asst di Cremona, dall’orto sociale alle Happy News, da ArteAssieme ai pazienti esperti (Esp). Iniziative accomunate dal profondo desiderio di creare e alimentare il terreno per la socialità e l’autonomia degli utenti; per conservare la dignità che ogni essere umano merita al di là della condizione che sta vivendo. In tal senso le fotografie di Butturini rappresentano, a distanza di anni, una possibilità: ci ricordano che le cose possono cambiare in meglio, anche quando sembra impossibile”.
“La riforma Basaglia ha rappresentato una rivoluzione culturale e sociale. È stato un percorso graduale e non ancora pienamente terminato, su cui si è costituita la psichiatria attuale, che lavora in rete con le agenzie del territorio nell’ottica di una piena inclusione delle persone con disturbi mentali gravi. Un percorso ancora in divenire, che non ha del tutto superato i muri del manicomio. Vi è ancora uno stigma relativo alla malattia mentale. L’intento dichiarato della mostra fotografica è mostrare la normalità delle persone che possono avere o aver avuto disturbi psichiatrici. Persone che non hanno nulla di così diverso da chi presenta altri disturbi o da chi è considerato “sano”. È la stessa missione dei nostri servizi di cura, che lavorano per il superamento di pregiudizi, stigma e paura. Fenomeni che da un lato ritardano le richieste di aiuto e dall’altro caricano le persone di una “doppia malattia”, quella mentale e quella della vergogna”, è il commento di Poli.
Butturini e Basaglia si erano conosciuti alla Biennale di Venezia sul Cile all’indomani del golpe. “Nei manicomi sono sempre finiti gli scarti della società, uomini usati e buttati come scorze di banana. Perché non vieni a Trieste. Potresti fare un buon lavoro: ti ciapi la macchina fotografica, le cineprese e ti vivi co noialtri”. Così iniziò il reportage. Non foto estemporanee, ma una ricerca durante la quale il fotoreporter visse lunghi periodi con l’équipe e i degenti ospiti per documentare cosa stava accadendo. Quando Basaglia – aiutato dal suo braccio destro il casalasco Franco Rotelli – venne mandato a dirigere il manicomio, c’erano cancelli, sporcizia, pazienti legati ed elettroshock. Dal suo rifiuto delle vecchie pratiche psichiatriche restrittive e repressive, iniziò la rivoluzione. I pazienti provarono ad essere liberi, restituiti prima di tutto a sé stessi, chiamati per nome. Di lì a poco il Parlamento approvò la legge 180/78 che chiudeva i manicomi.
Butturini fotografò gli albori della riforma prima della legge, come nacquero le nuove pratiche psichiatriche, cosa si fece per ridare dignità ai malati di mente accompagnandoli nel nuovo percorso di vita. Dopo Basaglia, Rotelli, suo primo collaboratore, fu per molti anni a capo della Direzione triestina per la salute mentale. La loro opera dimostrò come fosse possibile realizzare ciò che fino ad allora si riteneva impossibile.
Nella introduzione del libro ‘Tu interni… Io libero’ (1977), ristampato nel nel 2024 (in vendita all’Infopoint di piazza del Comune di Cremona, lo psichiatra Peppe Dell’Acqua scrive: “… purtroppo, nell’ultimo decennio, si è verificata una regressione vertiginosa; le persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale tornano a rischiare trattamenti coercitivi, abbandoni, cancellazione di fatto dei diritti conquistati”. Un invito a partire dalla storia per discutere il presente.
La mostra è allestita nella Sala Alabardieri del Palazzo Comunale (ingresso da piazza Stradivari, 7) e l’apertura è dal lunedì al sabato dalle 9 alle 18 con ingresso libero.
Fonte: La Provincia CR