Il convegno del 10 giugno “Potenziare e valorizzare la salute mentale” è stato un’occasione importante in cui le più alte forze politiche e sanitarie del paese sono state coinvolte nell’ascolto dei principali rappresentanti della Salute Mentale in Italia. Ad aprire il dibattito è stato il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il quale ha illustrato subito l’idea di sfruttare i fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per fornire alle strutture sanitarie pubbliche volte alla cura degli utenti psichiatrici nuove risorse finanziarie. C’è da dire che la nuova direzione della salute pubblica italiana sarà sempre di più quella del potenziamento del settore sanitario territoriale, in vista dei progetti che saranno avviati con l’uso dei fondi europei, in cui la salute mentale pubblica rientra a pieno per il suo carattere territoriale.
Lo stesso Ministro Speranza ha dichiarato che l’idea di valorizzare e potenziare la cura pubblica del disagio psichico è “condivisibile”, soprattutto in un momento di crisi sanitaria ed economica come quello che la nostra nazione sta affrontando. Gli interventi hanno riguardato innanzitutto gli aspetti statistici ed epidemici della salute mentale che hanno dato conferma dell’importanza di pratiche di cura volte al giusto uso dei farmaci, della psicoterapia e degli interventi socio-riabilitativi in base ai vari tipi di disagio psichico. Gli stessi esponenti dell’Istituto Superiore di Sanità come il presidente, il dott. Silvio Brusaferro, che si è dichiarato favorevole alle linee di potenziamento della salute mentale in Italia con l’idea standardizzarne i principi e i metodi già descritti nella legge 180, definiti dallo stesso ministro come un’eccellenza all’avanguardia a livello mondiale.
Sarantis Thanopulos, presidente della società psicoanalitica italiana che ha organizzato il convegno ha sottolineato l’importanza di un contesto democratico di cura e di presa in carico del paziente, quindi della democraticità delle cure. E, coinvolto anch’io in questo convegno dal dott. Edgardo Reali e dal presidente di Psichiatria Democratica, Antonello d’Elia, ho avuto la possibilità di esprimere il mio punto di vista, in qualità di utente esperto di salute mentale, in merito all’importanza della democrazia e dei principi di tolleranza che sono fondamentali per usufruire di un corretto percorso di cura.Ho esordito, dichiarando il mio ringraziamento e la mia stima per gli operatori che mi hanno sostenuto durante un lungo periodo di difficoltà e sofferenza, la dott.ssa Giuseppina Gabriele, il dott. Giordano Giorgi, lo stesso Edgardo Reali e, aggiungendola in questo scritto, la dott.ssa Bruna Morigine.
Ho avuto modo di conoscere queste persone col tempo e sono arrivato a condividere con loro le stesse idee e le stesse battaglie, già collaborando con la rivista 180gradi, Expo Salute mentale e Radio32. Tutte realtà di comunicazione molto sensibili al tema della salute mentale e, soprattutto, della Legge 180. Realtà che condividono quindi l’idea del combattere il pregiudizio e soprattutto l’autopregiudizio verso il disagio psichico, che è invece una risorsa da far fruttare per il benessere e per una maggiore presa di responsabilità verso se stessi e la società in generale.
Tra l’altro, ho espresso un’idea che ritengo fondamentale per la stessa pratica introspettiva, cioè concepire il “matto” come il pozzo di un villaggio pieno di domande e di risposte. Il matto può essere centrale per la vita di una comunità a livello profondo, perché in esso sono contenute non solo le risposte ma anche le domande che le persone hanno la necessità di porsi. Il matto rappresenta quindi l’acqua di cui tutti hanno bisogno.