Fantasia in rosso con variazioni di Roberto Ranieri, la recensione di Loredana Di Adamo

Fantasia in rosso con variazioni di Roberto Ranieri, Ronzani Editore 2024. Recensione di Loredana Di Adamo.

Dietro lo sfarfallio delle parole, nel suo studio affioravano i segni di lotte più antiche: il movimento del ‘77, Avanguardia operaia, con il fantasma di Franco Basaglia sullo sfondo a segnare la bussola di un nord molto elastico, quella “teoria-prassi-utopia” che si infilava come uno strumento non invasivo fra le topografie di umani agi e disagi, come possibilità attese e disattese del semplice stare al mondo.

Gli insegnamenti di Franco Basaglia, i giovani che fanno la rivoluzione, il nuovo approccio alla “cura” del “disagio mentale” la libertà, ideali mai perduti, anni di rivolte e di grandi conquiste. Ma non c’è solo questo nel racconto di Roberto Ranieri, in questo suo testo, dalla lettura molto scorrevole e avvincente c’è molto di più, c’è la storia di una rinascita interiore ma anche tutta italiana. Un intreccio di vite, di motivi e di umanità, quella dello psichiatra Fabrizio Ramacciotti, di scuola basagliana, e quella dell’autore, suo paziente, che, insieme, decidono di scrivere per lasciare un segno, affinché non si dimentichi una storia di lotte, di trasformazione e di valori, in cui un medico ha creduto a quel senso del possibile, e un suo paziente può testimoniare che ne sia valsa la pena; perché la cura non può vivere all’interno di una logica di potere tra medico e paziente, ma ci si salva solo insieme.

Mentre avanzavo nel corridoio, ingombri di vecchi mobili scivolavano sui fianchi molli dei miei pensieri, come un nastro di segnaposti fuori fuoco sugli interrogativi rimasti a mezz’aria.

Ranieri è abile, inverte i ruoli, ti fa perdere l’orientamento, e la lettura del testo spinge ad andare avanti, per sapere come andrà a finire.

Sono un cercatore di parole, le cerco per me e per chi le ha perse, diciamo così.

Da un libro come questo ti aspetti che sia narrato l’opera di Riforma psichiatrica, e invece no, ci trovi una narrazione in stile pirandelliano, attraverso cui Ranieri ti porta dentro ad una storia fantasiosa, piena di simboli e metafore spesso scritte in veneziano, dove la realtà si lega alla fantasia ma puoi riconoscerne i segni grazie ai numerosi rimandi, da Vieri Marzi, al Boldù, da Berlinguer a “quel tic di sopracciglia che affila lo sguardo a strappi”…

Fonte: Forum Salute Mentale

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