Empire of light – un film che illumina la scena attuale sullo stigma della salute mentale

La vulnerabilità e la fragilità sono forse alcuni degli aspetti che più delineano l’essenza dell’essere umano. L’unicità dell’imperfezione si nasconde dietro uno sguardo, al di là di una quotidianità che quasi assopisce i nostri sensi.

Percepire la bellezza di piccoli dettagli attraverso una pellicola che porta a riflettere su tematiche attuali, ma allo stesso tempo ancora troppo poco discusse: questo è il capolavoro di Sam Mendes, Empire of Light.

Un film che dona speranza e che contrasta i dannosi cliché sociali riguardo i disturbi mentali e che mostra il lungo processo di guarigione, di lotta e di affermazione personale, ispirando a sviluppare un’empatia maggiore e un pensiero critico che va oltre ogni pregiudizio.

Rappresentare la salute mentale in modo equo e rispettoso è essenziale per combattere lo stigma.

Nonostante la complessità delle esperienze individuali sia una sfida significativa e altrettanto impetuosa da comprendere e ancor di più da esemplificare, Mendes si è fatto portavoce di quella che è la silenziosa parola di chi tutti i giorni combatte.

Olivia Coleman, attrice protagonista della pellicola, si cala nei panni di Hilary Small, una donna che lavora come direttrice di sala all’Empire Cinema, una piccola sala cinematografica situata in una cittadina costiera nel nord dell’Inghilterra. L’identità fornita è quella di una donna sola, con relazioni interpersonali limitate e sotto cura di litio, uno stabilizzatore del tono dell’umore utilizzato in ambito psichiatrico per il decorso di guarigione di differenti tipi di disturbi, come il disturbo bipolare, la depressione, la schizofrenia e molte altri ancora. La sua monotona quotidianità viene tuttavia spezzata dall’incontro con il giovane Stephen, nuovo dipendente arrivato sul luogo di lavoro: quella che dapprima nasce come amicizia, si sviluppa ben presto in un sentimento molto più grande, destinato ad essere la rappresentazione di un rapporto di cura, reciproco ascolto e cambiamento.

I personaggi rappresentano teatralmente l’incarnazione di quella che è la forza di volontà di riprendere in mano le redini del proprio destino, la libertà e la riconquista di quella scintilla ormai persa.

Nessuno ti darà la vita che vuoi, devi uscire e prendertela”.

Queste sono le parole della protagonista durante uno dei monologhi centrali della pellicola: esso rimarca ancora una volta l’incredibile capacità di accettazione e di tenacia nell’affrontare le sfide della vita, attraverso un pizzico di magia dettata dalla narrazione e dalla sceneggiatura cinematografica. Ed è proprio attraverso la capacità di racconto e dell’incanto del cinema che “Empire of Light” dimostra come, attraverso la luce delle storie ben raccontate sia possibile sconfiggere le tenebre dello stigma e abbracciare la diversità della condizione umana, diffondendo consapevolezza.

Fonte: Bolg Unimarconi

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