Favorire il relax e il benessere mentale attraverso le opere e la vita di Van Gogh. È questo l’obiettivo del programma del Museo raccontato in questa intervista
Tutto comincia da una lettera scritta da Vincent van Gogh al fratello, nel gennaio 1889. “Anche prima sapevo che ci si poteva rompere braccia e gambe e che dopo si poteva guarire, ma ignoravo che ci si potesse rompere la testa cerebralmente e che se ne potesse pure guarire”. Un’ammissione di fragilità, la sua, che accende allo stesso tempo una speranza. Speranza di riuscire a curare il proprio malessere mentale attraverso la pittura – è implicito nella citazione. Come dimostra la biografia del Maestro fiammingo, l’esperienza estetica e culturale offerta dall’arte ha un grande potenziale benefico. Durante tutta la sua vita, egli seppe trovare ristoro nella pratica artistica: il pennello si rivelò per lui in più occasioni la migliore medicina.
“Anche oggi, molte persone si riconoscono e trovano conforto nella sua storia, che diventa punto di partenza per parlare di temi legati alla salute mentale. In aggiunta a questo punto in comune con la vita di Vincent, recenti studi hanno riportato che partecipare, in modo attivo o passivo, a esperienze artistiche contribuisce al benessere generale dell’individuo”. Sono le parole di Ann Blokland e Sarah van Broekhoven, responsabili del programma Open Up With Vincent del Van Gogh Museum di Amsterdam. Basandosi sulla testimonianza offerta dal pittore, il Museo fiammingo vuole contribuire al dialogo aperto sulla salute e sul benessere della mente. Un tema oggi importantissimo, che tocca da vicino le problematiche della società, aggravatesi a seguito della Pandemia.
“L’arte può far sbocciare nuove ispirazioni, dare sollievo e aiutare a pensare e immaginare nuovi orizzonti”. È questo l’inizio della nostra conversazione con le due esperte del Museo.
I benefici dell’arte secondo il Van Gogh Museum
“Un legame speciale con l’opera e la vita di van Gogh è qualcosa che abbiamo visto concretizzarsi con i nostri occhi qui al Museo”. Ricerche come quella di Susan Magsamen – suggeriscono le educatrici – spiegano bene il fenomeno. “Il contatto con l’arte riduce lo stress, potenzia l’apprendimento e stimola i sensi”. A partire da queste convinzioni, il loro programma sviluppa attività che aiutano la mente, facendo leva sulla componente creativa. E non manca spazio al dialogo e alla condivisione delle esperienze dei partecipanti, con l’obiettivo di facilitare l’accettazione delle proprie debolezze psicologiche. La vita di Vincent insegna che le arti possono aiutare a migliorare. Le loro sessioni di “mindful art looking”, ad esempio, sono un momento di ristoro, che può fare da cura e da pretesto per aprirsi agli altri.
In qualità di Museo, però, non aspirano a porsi come medici né terapeuti: una volta offerto lo spunto delle opere e del loro autore, lasciano agli specialisti il compito di sviluppare la parte più tecnica delle iniziative. Come consigliano gli enti promotori di queste nuove collaborazioni intersettoriali, ciascuna parte deve contribuire per ciò che le compete. Si tratta di creare una sinergia tra cultura e salute.
Il programma Open Up with Vincent del Van Gogh Museum
Come “van Gogh trasse beneficio dal potere curativo dell’arte, che gli offrì sollievo e speranza”, così il programma Open Up with Vincent vuole essere d’aiuto alle persone. È una condizione diffusa, al giorno d’oggi, la difficoltà di dare un senso alla propria vita. Valeva lo stesso per l’artista, “che si sentiva spesso un po’ diverso dalla norma, sebbene perseverasse nel percorrere la propria strada”. La sua figura può dunque diventare un pretesto utile, per convincersi dell’importanza di “condividere i propri sentimenti e pensieri, realizzando che non si è soli al mondo, ma accanto agli altri.” Partendo da questi parallelismi, e dal modello biografico di van Gogh, il Museo di Amsterdam ha sviluppato un ricco programma di attività, rivolte tanto a gruppi con patologie mentali particolari, quanto al pubblico generale. Le opere del pittore, infatti, possono aiutare la riflessione e il rilassamento di chiunque, a prescindere dall’età e dal livello di istruzione.
Passando al contenuto del programma, centrali sono le sessioni di ”mindful art”, organizzate sia nella collezione permanente, sia sfruttando mostre temporanee adatte allo scopo. In alternativa si può partecipare a lezioni di yoga ispirate alle tele di Vincent – incluso il celebre Mandorlo in fiore – che combinano pose tradizionali, meditazione e mindfulness: una ricarica che dura anche nei giorni successivi. Infine, il Museo prevede lezioni e contenuti online, a disposizione di studenti e dei loro insegnanti. Un punto di partenza per discutere in classe di temi delicati, quali l’amicizia, le emozioni negative, le pressioni sull’eccellenza e la depressione. Tutto attraverso le opere dell’artista.
L’effetto ristorativo delle esperienze al museo secondo il Van Gogh Museum
“I due anni di Pandemia hanno avuto un grandissimo impatto sulla salute e sul benessere generale. Sono molti i giovani ad aver accusato stress e sentimenti negativi, spesso inclini alla depressione. È in momenti come questi che l’arte può aiutare ad alleviare i problemi psicologici”. Un Museo come quello di Amsterdam, dalla collezione molto vasta e ricca di stimoli estetici e visivi, è il posto ideale in cui ristorarsi, tornando più volte a scoprire nuove opere. E le possibilità non si limitano alle pareti delle sale: a disposizione del pubblico ci sono anche una serie di video online gratuiti. “Con questi contenuti di mediazione digitale, speriamo di offrire un momento di relax da fruire dove e quando si preferisce; persino mentre si è in viaggio, di ritorno a casa dopo una giornata di lavoro”. Ciascun episodio raccoglie bellissime immagini delle opere di van Gogh, con una voce di accompagnamento che guida l’utente durante la visione. Una pausa di benessere artistico a portata di smartphone, che potrebbe diventare un’ottima abitudine per i pendolari metropolitani.
Fonte: Artribune