Will Hunting, dopo svariati psicologi che hanno gettato la spugna con lui, incontra lo psicologo Sean McGuire con cui inizia ad aprirsi..
Will Hunting è un film del 1997, con Matt Damon e Robin Williams. Il film ha come protagonista un ragazzo, un genio della matematica e una persona particolarmente acculturata, che ha conoscenze che spaziano dalla filosofia fino alla bio-chimica.
Anziché sfruttare il suo talento però, Will passa il suo tempo conducendo una vita frivola, fatta di litri di birra la sera, in compagnia degli amici e di lavori precari. È proprio mentre svolgeva uno di questi lavori precari, precisamente il manutentore presso il M.I.T. di Boston, che risolve un problema esposto pubblicamente come sfida agli studenti, ma decide di non palesarsi. Viene apposto un secondo problema e mentre Will lo risolve viene scoperto, inizialmente il suo gesto viene frainteso e interpretato come atto vandalico. Il professore Lambeau, che aveva affisso entrambi i problemi, una volta accortosi che in realtà Will ha risolto entrambi i problemi, cerca di reperirlo. Lo troverà partecipe di un udienza nei suoi confronti. Il professore Lambeau lo farà inserire in un programma di recupero supervisionato da lui. Dopo aver incontrato svariati psicologi che hanno gettato la spugna con lui, incontra lo psicologo Sean McGuire, interpretato da Robin Williams; come con gli altri psicologi, Will non ha alcuna intenzione di aprirsi e come ha sempre fatto si protegge con inconsci meccanismi di difesa. Un meccanismo di difesa, secondo la psicoanalisi freudiana, è una funzione propria dell’Io attraverso la quale l’io si protegge da eccessive richieste libidiche o da esperienze di pulsioni troppo intense che non è in grado di gestire direttamente. Il primo meccanismo che ci viene mostrato si manifesta con il rifiuto alla collaborazione; quando Will va dallo psicologo Sean si guarda intorno, osserva un punto debole del suo avversario e quando lo psicologo inizia a fare domande personali per ottenere gradualmente fiducia, Will cambia discorso. Questo meccanismo di difesa è detto Evitamento, ossia il soggetto fugge dalla fonte di angoscia, in questo caso dalla possibile creazione di un legame. Altri meccanismi di difesa li osserviamo nel colloquio di lavoro di Will e nella sua relazione con Skylar; nel colloquio con l’NSA (National Security Agencies) ci viene mostrato un meccanismo di difesa chiamato razionalizzazione, Will per non dover affrontare il problema costruisce delle ragioni basate sulla razionalità e sulla logica, e alla persona che stava facendo il colloquio risponde così:
Diciamo che lavoro all’N.S.A. e mettono sulla mia scrivania un codice che nessuno sa decifrare, e forse ci provo e magari ci riesco e sono fiero di me perché ho fatto bene il mio lavoro ma forse indica la località di un esercito ribelle in Nord Africa o in Medio Oriente. Ottenuta la località bombardano il villaggio dove i ribelli si nascondono, 1500 persone con le quali non ho mai avuto problemi restano uccise. Ora i politici dicono: oh spedite i marines a sorvegliare la zona perché non gliene frega niente, non ci sarà un loro figlio a farsi sparare come non c’erano loro quando era il momento perché erano in gita nella Guardia Nazionale, ci sarà un tipo di Southy a prendersi una sventagliata nel sedere, torna in patria per scoprire che la fabbrica in cui lavora è stata esportata nel paese da cui è arrivato e quello che gli ha sbridellato il culo ora sta al suo posto e lavora per 15 centesimi al giorno e non va mai a pisciare. Nel frattempo capisce che la ragione per cui l’avevano mandato a combattere era installare un governo che ci avrebbe venduto il petrolio a buon prezzo ed è chiaro che le compagnie hanno usato quella scaramuccia lontana per addomesticare i prezzi, un aiutino notevole per i loro profitti, ma non aiuta il mio amico a 2 dollari e 50 a gallone. Ci vanno con molta calma a reimportare il petrolio, magari si prendono fino anche un alcolizzato skipper a cui piace bere martini e fare pazzi slalom tra gli iceberg finisce che ne centra uno, sparge il petrolio e uccide la vita del Nord Atlantico e così il mio amico ora è senza posto e non può permettersi l’auto e va a piedi a fare i colloqui di lavoro e si sfrange perché la sventagliata nel sedere gli ha procurato le emorroidi, nel frattempo muore di fame perché ogni volta che cerca di mangiare la sola prospettiva è un merluzzo del Nord Atlantico intriso di petrolio salato. Allora cos’ho pensato? Mi conservo per qualcosa di meglio. Ci rifletto cazzo mentre aspetto perché non uccido il mio amico, gli frego il posto, lo do al suo peggior nemico, alzo i prezzi della benzina, bombardo un villaggio, ammazzo le foche, fumo hashish e vado nella Guardia Nazionale. Potrei essere eletto presidente.
Nella relazione con Skylar, Will assume più di un meccanismo di difesa, innanzitutto Will ha idealizzato la figura Skylar.
Will sostiene: «Si ma questa ragazza, insomma, è bellissima, intelligente, divertente, diversa dalle le altre con cui sono stato». Sean ribatte: «E allora chiamala, Romeo», al che Will replica: «Così mi rendo conto che non è poi tanto intelligente? Che mi rompe i coglioni? Si, insomma, ecco, questa ragazza, cazzo! È perfetta ora, non voglio rovinare questo».
Will proietta su Skylar una perfezione che non c’è, con lo scopo di nascondere l’aggressività che prova nei suoi confronti. Quando la relazione con Skylar si fa seria, lei gli propone di andare a vivere insieme in California, ma Will rifiuta accampando scuse, Skylar obbliga Will a vedere il reale problema ossia l’attaccamento di Will alla sua zona sicura.
«Beh, cos’è che non ti spaventa? Tu vivi nel tuo mondo tranquillo dove nessuno ti pungola e sei spaventato perché devi fare qualcosa che è diverso da quello che fai di solito» ma Will non è ancora pronto ad avere una catarsi perciò si allontana da Skylar con un freddo e brutale «Non ti amo più».
Questo in psicologia è noto come regressione ovvero l’Io per difendersi torna ad uno stadio precedente, poiché quello attuale provoca troppo dolore. Will regredisce all’ultimo stato in cui stava bene, ovvero di quando passava le serate a bere in compagnia dei suoi leali amici. Difatti solo quando il suo amico Chuckie lo sprona:
…Ah, non posso saperlo. Beh, ti dico quello che so. Ogni giorno passo a casa tua a prenderti con la macchina, usciamo, ci facciamo qualche birra, qualche risata, ed è fico. Sai qual è la parte migliore della mia giornata? Sono circa dieci secondi, da quando volto l’angolo fino a quando arrivo alla tua porta. Perché penso che magari arrivo là, busso alla porta e tu non ci sei più. Niente addio, niente arrivederci, niente. Sparito, via. Non so molte cose, ma questa la so.
Will abbassa le difese e, nel suo ultimo colloquio. Will ha la sua catarsi, che si manifesta in un pianto liberatorio tra le braccia del suo psicologo Sean, o meglio tra le braccia del padre che non ha avuto.
Will Hunting è un film che ti scuote anche se a tratti scontato e ti lascia il dubbio se Will sia felice, dopo aver soddisfatto le aspettative sociali che avevano verso di lui. Che l’io di Will, come scrive Anna Freud in L’Io e i suoi meccanismi di difesa, sia vittorioso: «L’Io è vittorioso quando le sue prestazioni difensive hanno successo, cioè quando riesce a limitare con il loro aiuto lo sviluppo di angoscia e dispiacere, ad assicurare all’individuo anche in circostanze difficili un godimento pulsionale, mediante le necessarie trasformazioni pulsionali, e a instaurare insieme, per quanto è possibile, un’armonia fra Es, Super-io e forze del mondo esterno.»
Fonte: STATE OF MIND