di Alessio Ludovici
L’AQUILA – Persone con le disabilità più svariate, bambini con disturbi dello spettro autistico, dipendenze, poco più giù i randagi del canile sanitario, nascosto in mezzo a qualche fratta lo stallo dei selvatici catturati dal servizio veterinario. Intorno la solita distesa di mondezza e incuria, palazzi pericolanti e persino abitati abusivamente. A Collemaggio, nell’area dell’ex Opg, magari con la scusa della riservatezza, anno dopo anno è finita una carovana di fragilità che ci riporta indietro con la memoria ai tempi dell’ospedale psichiatrico giudiziario.
La funzione non sembra molto diversa, nascondere alla società certe cose, certamente questo è l’effetto. Dopo una segnalazione di un utente siamo andati a verificare di persona una delle situazioni, quella del Centro di riabilitazione della Asl.
E’ uno dei centri, tre in tutto, della Uosd di Riabilitazione territoriale della Asl dell’Aquila. Territoriale dovrebbe significare più vicina al cittadino, ma è stata presa fin troppo alla lettera finendo in una terra di nessuno.
I centri erogano i trattamenti di riabilitazione dell’ex articolo 26 della 833 del 1978, servizi delicati e dedicati ai pazienti più anziani, ai bambini, a disabili con patologie ortopediche o di altro natura, qui si fanno anche importanti visite neurologiche per il Parkinson o la demenza senile, o ancora visite ortopediche, supporto psicologico a pazienti e parenti, terapie post tumorali.
Struttura inadeguata e fatiscente
La situazione che abbiamo trovato nel manufatto costruito dopo il sisma è critica.
Spazi davvero troppo angusti, una evidente difficoltà a gestire la riservatezza degli utenti, medici e personale stipati in stanze poco più grandi di uno sgabuzzino per le scope (ma gli standard dell’edilizia sanitaria sarebbero ben altri), cittadini costretti a riempire la modulistica su mezzi di fortuna, un bagno che da quel che abbiamo capito è a disposizione di tutti, dagli utenti ai medici che magari lo devono usare anche come spogliatoio. E le perdite di acqua che si notano a vista d’occhio, come le macchie di umidità e il pavimento ormai traballante.
Anche fuori la struttura ormai è totalmente fatiscente con pezzi di legno che sventolano un po’ ovunque e macchie di umidità sulle pareti. Capiamo, cercando di saperne di più, che da un po’ di tempo non c’è nemmeno la rete internet: non sono serviti gli hacker, qualcuno ha tranciato la rete ma non siamo riusciti a capire se c’è una tempistica utile per il riallaccio.
Beninteso, gli utenti ci raccontano che il servizio funziona. In qualche modo, perché a volte quando la struttura è piena è difficile per il personale organizzare gli spazi. Chissà quanto si potrebbe migliorare e velocizzare il servizio con una struttura più adeguata. Sicuramente si ridarebbe dignità agli utenti come al lavoro di tante persone.
Quella di Collemaggio, del resto, era una struttura di emergenza. Un’emergenza spesso è per sempre e così, anno dopo anno, a pochi mesi dal 2024 – duemilaeventiquattro! – sembra normale passeggiare in questa zona, di proprietà della Asl, ma in balia di chiunque, pericolosa, tra immondizia e siringhe sparse per i prati e palazzi da ristrutturare. Una situazione di un altro mondo, quale valutatelo voi.
Ci si chiede se è questo il concetto di riabilitazione per un capoluogo di regione o per qualunque altro posto, se è questo che si intende per livelli essenziali delle prestazioni, al di là dei numeri e delle dichiarazioni di forma.
Fonte: LAQUILABLOG