«Persone», un docufilm racconta la rivoluzione di Franco Basaglia realizzata al Santa Maria della Pietà

di Paolo Fallai

Il lavoro di Carlo A. Bachschmidt presentato alla Festa del Cinema. Immagini storiche e testimonianze per indagare sul confine tra libertà e follia.

Un luogo può essere talmente vivo da sanguinare, perfino dopo l’abbandono. Il Santa Maria della Pietà non è stato solo il manicomio di Roma, inaugurato nel 1914 da Vittorio Emanuele III, è stato la vergogna e la speranza. La brutalità esplicita dei suoi primi padiglioni, riservati ai criminali (XVIII), quello degli agitati (XIV), i cronici (XXII), i pericolosi, perché inclini alla fuga o al tentativo di suicidio (XII) fino ai bambini (VIII). 

La rivoluzione di Franco Basaglia

Ma è stato anche uno dei luoghi dove la rivoluzione di Franco Basaglia per riscrivere la devianza e la presunta normalità e per la chiusura di queste strutture, è uscita dall’utopia per diventare una speranza concreta.
Quello spiraglio di luce, sostenuto da Tommaso Losavio – collaboratore di Basaglia e poi direttore del Santa Maria della Pietà dal 1993 al 1999 «a condizione di chiuderlo», risponde ai volti e allo stupore di quei pazienti strappati all’elettroshock e alle bende che li legavano ai letti. Oggi quella rivoluzione della speranza è raccontata da un appassionato documentario «Persone» diretto da Carlo A. Bachschmidt, che sarà proiettato il 26 ottobre per la Festa del Cinema di Roma (ore 16 al Maxxi, biglietti, ahimé, quasi esauriti).

Un fantomatico relatore

Prodotto dalla Soul Film, «Persone» è nato da un’idea di Gianluca Bottoni, che interpreta il ruolo di un fantomatico «relatore» e a distanza di anni dall’esperienza basagliana propone mirabolanti soluzioni, piene di luoghi comuni e banalità in inglese, con tanto di smisurata fiducia nella «nuova frontiera hi-tech della cura».

Le immagini dei padiglioni abbandonati

Carlo A. Bachschmidt è un autore esperto.Ci accompagna in un viaggio intimo alternato tra le immagini fatiscenti dei padiglioni oggi abbandonati, quelle storiche fornite dall’ AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico) e le testimonianze, a cominciare da quella di Tommaso Losavio

Il progetto Giuseppina

E dei protagonisti di quella stagione di speranza come il «Progetto Giuseppina» il piano riabilitativo finanziato dal Comune di Roma, che dal 1995 ha favorito il passaggio verso l’esterno degli ultimi reclusi. Vediamo pazienti come Giuseppina e Anna, considerate senza speranza eppure accompagnate ad una nuova vita, psichiatri e collaboratori di Losavio, come Mariella Patanè, Vanda Di Nella, Ilario Volpi, Aurora Chiacchiararelli, Giovanni De Vita, l’infermiere pittore Giancarlo Tissi con decine di tele dei pazienti e Natascia Mascaretti. Vediamo la forza straordinaria di Yvonne Germaine Couvert, fondatrice della cooperativa Aelle il Punto, anima della comunità «Il poderaccio» di Bracciano. Vediamo ridere i pazienti che venivano storditi di psicofarmaci e legati ai letti

La follia come «condizione umana»

Il resto lo fa la sensibilità di Carlo A. Bachschmidt. «Sono affascinato dal concetto di follia come “condizione umana”, secondo la visione di Franco Basaglia. Il confine tra ciò che viene considerato sano e ciò che è etichettato come malato offre uno spazio ideale per indagare i desideri e le paure più profonde degli esseri umani. Ho voluto raccontare un’esperienza che va oltre l’elettroshock e le “violenze istituzionali” del passato. Da un lato, c’è un “dentro” e un “fuori”: il mondo chiuso e claustrofobico degli spazi del Santa Maria della Pietà, che richiama la prigionia; e il mondo aperto, naturale, che rappresenta il desiderio di libertà vissuto da alcuni pazienti grazie al “Progetto Giuseppina”».

Il centenario di Franco Basaglia

Se qualcuno ha a cuore il centenario di Franco Basaglia e una delle esperienze più importanti della sanità italiana, diffonda questo documentario. Un altro mondo è stato possibile.

Fonte: Corriere della Sera

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