GoodHabitz e Markteffect hanno condotto un’analisi sulla salute mentale e sul benessere nel luogo di lavoro che ha coinvolto 20.000 lavoratori di vari Paesi.
Quasi quattro lavoratori su cinque sostengono che la felicità sul luogo di lavoro influenzi positivamente il loro benessere generale (78%). Ma in tutti i Paesi coinvolti, i lavoratori soffrono di burnout (il 18% ha sperimentato segni di stress molto forti nell’ ultimo anno).
Il benessere mentale è l’elemento che influenza maggiormente il benessere generale (59%) – Brasile (73%), Portogallo (65%), Spagna (63%), Italia (58%). Segue il benessere economico (21%).
La capacità di gestire lo stress è la prima competenza scelta per influenzare positivamente il benessere.
Il 67% dei lavoratori è molto d’accordo sul fatto che lo sviluppo personale aiuta ad essere più felici al lavoro. L’84% afferma che lascerebbe il lavoro entro un anno se mancassero possibilità di sviluppo personale – Polonia (93%), Svizzera (90%), Regno Unito (90%), Italia (79%).
La metà degli intervistati non comunica i sintomi da stress al proprio manager e il 55% si sente abbastanza o molto a disagio nel parlare di problemi di salute mentale all’interno della propria organizzazione.
Settore sanitario
Più della metà dei lavoratori del settore sanitario si sente stressato, esausto e pronto a lasciare il proprio lavoro. Il benessere mentale è l’elemento che influenza maggiormente il benessere generale (52%) seguito dal benessere fisico (34%).
Sentenza della Cassazione 2084/2024
La Cassazione con la sentenza 2084/2024 ha ribadito che:
- il datore di lavoro risponde per i danni alla salute del dipendente causati da un ambiente lavorativo stressante anche quando gli atti lesivi non sono qualificabili come mobbing
- il datore è responsabile in caso di comportamenti, anche colposi, che possano causare sofferenze psichiche al lavoratore.
Queste condotte, pur non essendo vessatorie, possono risultare incongrue soprattutto quando sono continue e ripetute nel tempo.