di Benedetto Saraceno
In Italia si continua a legare e non solo nei servizi di Diagnosi e Cura ma anche nelle molteplici tipologie di residenzialità, dai matti ai vecchi passando per i minori disabili, tutti sono esposti al rischio di trovarsi un giorno immobilizzati in un letto da delle fasce di canapa.
L’Italia ha firmato nel 2007 e ratificato nel 2009 la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CDPD) (1). La ratifica esprime solennemente il consenso di uno stato ad essere vincolato giuridicamente dalle prescrizioni contenute nel trattato o nella convenzione. I diritti affermati dalla Convenzione sono già presenti nei trattati internazionali sui diritti umani ma in questa specifica convenzione i principi generali di dignità, uguaglianza, non discriminazione, piena inclusione sociale sono applicati alle persone con disabilità, con la preoccupazione che la disabilità mai debba costituire un fattore di indebolimento dei diritti. La CPDP sancisce un fondamentale e storico mutamento di paradigma affermando i diritti delle persone con disabilità sia essa fisica oppure mentale.
Per evitare che la Convenzione rimanesse lettera morta è stato istituito un organismo intergovernativo che costituisce una sorta di segretariato permanente attraverso cui gli Stati discutono ed esaminano lo stato di implementazione della Convenzione. Tale organismo è denominato Conferenza degli Stati Parti. Alla Convenzione è stato annesso un Protocollo di diciotto articoli che istituisce un Comitato sui Diritti delle Persone con Disabilità. Tale Comitato ha due funzioni, quella di monitorare la implementazione della Convenzione, esaminando i rapporti inviati con cadenza quadriennale dagli Stati, e quella di esaminare tutte le segnalazioni di violazioni della Convenzione. È composto da diciotto esperti indipendenti che si riuniscono tre volte all’anno e che sono eletti dalla Conferenza degli Stati Parti.
Il Comitato alla fine del 2022 ha prodotto delle Linee guida sulla deistituzionalizzazione grazie a un processo partecipativo che ha coinvolto oltre cinquecento persone con disabilità e sopravvissuti alla istituzionalizzazione. Finalmente oggi è stata pubblicata anche la versione in lingua italiana delle Linee Guida (2). È molto importante che la nozione di deistituzionalizzazione sia entrata a far parte del linguaggio delle Nazioni Unite e che la istituzionalizzazione sia riconosciuta come una forma di violenza contro le persone. È una evoluzione radicale del pensiero ONU che fa transitare le pratiche di deistituzionalizzazione da esperimento innovativo promosso da pochi visionari riformatori (e Franco Basaglia primo fra tutti) a un obbligo degli Stati.
Il linguaggio usato dal Comitato è senza ambiguità: “L’istituzionalizzazione contraddice il diritto delle persone con disabilità a vivere in modo indipendente e a essere incluse nella comunità. Gli Stati parti dovrebbero abolire tutte le forme di istituzionalizzazione, porre fine ai nuovi collocamenti in istituti e astenersi dall’investire in istituti” (2).
Le Linee Guida forniscono una sorta di glossario che definisce numerosi termini e primo fra tutti il termine “Istituzionalizzazione” (ed elenca numerosi luoghi che vanno considerati come istituzioni, ben oltre le tradizionali istituzioni psichiatriche e fra gli altri: gli ospedali per lungodegenti, le case di cura, i reparti protetti per demenza, i collegi speciali, i centri di riabilitazione diversi da quelli comunitari, le case di riabilitazione, le strutture psichiatriche forensi).
Inoltre, definisce fondamentali processi di deistituzionalizzazione quali
- il Rispetto del diritto di scelta e delle volontà e preferenze individuali, il Sostegno a livello comunitario (che include i servizi di sostegno a domicilio!)
- l’Assegnazione di fondi e risorse (“Investimenti in istituti, compresa la ristrutturazione, dovrebbero essere vietati. Gli investimenti dovrebbero essere indirizzati al rilascio immediato dei residenti e alla fornitura di tutti i supporti necessari e appropriati per vivere in modo indipendente”).
- Gli Alloggi Accessibili (“Gli Stati parti devono garantire alle persone che lasciano gli istituti un alloggio sicuro, accessibile e a prezzi ragionevoli nella comunità, attraverso l’edilizia pubblica o sussidi per l’affitto….…Il riferimento ai servizi residenziali nell’articolo 19 della Convenzione non deve essere usato per giustificare il mantenimento di istituti”).
- Coinvolgimento delle persone con disabilità nei processi di deistituzionalizzazione (“Gli Stati parti dovrebbero istituire processi di pianificazione aperti e inclusivi, assicurandosi che il pubblico comprenda l’articolo 19 della Convenzione, i danni dell’istituzionalizzazione e dell’esclusione delle persone con disabilità dalla società e la necessità di una riforma”).
Va certamente ricordato che queste Linee Guide, diversamente dalla Convenzione la cui ratificazione è giuridicamente vincolante, sono raccomandazioni agli Stati e non hanno lo stesso valore degli articoli della Convenzione. Tuttavia, esse vanno salutate come un tentativo autorevole di moral suasion verso gli Stati che ancora considerano la deistituzionalizzazione come una avventura pericolosa e eccessivamente libertaria.
Ricordiamo come la Lega di Matteo Salvini vorrebbe rivedere la legge Basaglia e magari, perché no, riaprire i manicomi. Dopo l’uccisione della psichiatra Barbara Capovani, per la mano un suo paziente, si “rafforza la convinzione che sia necessaria e non più rimandabile una profonda riflessione sulla legge 180”, hanno fatto sapere fonti ufficiali della Lega. D’altra parte, già nel 2018 l’allora ministro dell’Interno proclamava: «Noi stiamo lavorando per un’Italia più buona. Penso alla assurda riforma che ha lasciato nella miseria migliaia di famiglie con parenti malati psichiatrici…C’è quest’anno un’esplosione di aggressioni per colpa di malati psichiatrici”.
Al contrario e contro queste posizioni, nel migliore dei casi timorose, e nel peggiore decisamente retrograde e repressive, il Comitato affronta in profondità la questione dei quadri normativi e dei politici che favoriscono la deistituzionalizzazione e l’inclusione sociale: il diritto alla capacità giuridica (ossia la promozione dell’esercizio della capacità decisionale), il diritto di accesso alla giustizia (ossia l’ abolizione delle barriere ambientali, attitudinali, legali e procedurali che ostacolano l’accesso alla giustizia delle persone con disabilità), il diritto alla libertà e alla sicurezza (ossia la promozione della abrogazione di quelle disposizioni legislative che privano le persone della loro libertà e attentano alla loro sicurezza personale).
Le Linee Guida si inoltrano nei dettagli importantissimi degli elementi che devono costituire i servizi alternativi alla istituzionalizzazione e descrivono la necessità di Servizi e Reti di supporto con molta enfasi sul supporto tra pari. Anche il sostegno al reddito viene analizzato e raccomandato come una componente fondamentale del processo di deistituzionalizzazione. Infine, viene affrontata la questione dei preparativi per lasciare l’istituzione e l’importanza di processi di formazione degli operatori e degli utenti a effettivamente sperimentare quello che è stato definito come “il rischio della libertà” (4). Sarebbe utile poter qui descrivere in dettaglio le Linee Guida ma basti ricordare che esse rappresentano un deciso passo avanti nel dibattito internazionale sulle forme di affrancamento dal modello biomedico e repressivo della psichiatria attuale. Le persone con disturbi mentali protratti nel tempo e portatori di una qualche disabilità, non sono più un gruppo vulnerabile separato e con diritti diminuiti o messo sotto tutela speciale. La comune appartenenza all’universale contratto sociale dei diritti costituisce un progresso sostanziale rispetto al tempo in cui la disabilità mentale veniva relegata in un limbo giuridico, non solo separato, ma sostanzialmente normato da leggi che avevano a che fare con la pericolosità sociale invece che, piuttosto, con il diritto alla inclusione sociale.
Tuttavia, in Italia si continua a legare (5) e non solo nei servizi di Diagnosi e Cura ma anche nelle molteplici tipologie di residenzialità, dai matti ai vecchi passando per i minori disabili, tutti sono esposti al rischio di trovarsi un giorno immobilizzati in un letto da delle fasce di canapa (6).
Dunque, se l’applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite non può essere considerata un optional ma un obbligo morale e giuridico, la conoscenza delle Linee Guida del Comitato sui Diritti delle Persone con Disabilità è fortemente consigliata.
Fonte: CONFERENZA SALUTE MENTALE