Assistenza, supporto e aiuto nella transizione dall’età giovanile a quella adulta. Sono queste alcune delle tematiche affrontate nel corso del convegno organizzato da Fondazione Onda e SINPF
Ideazione suicidaria, autolesionismo, ansia e depressione sono disturbi sempre più frequenti tra i bambini e i ragazzi. L’aumento esponenziale delle richieste e la gestione del minore con disturbo psichiatrico riconoscono alcune criticità organizzative: l’intera filiera assistenziale di Neuropsichiatria Infantile è ancora carente e insufficiente nel nostro Paese che investe in salute mentale solo il 3% delle risorse, a dispetto dell’impegno di destinarne almeno il 5%, come approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni del 2001.
Cifre e risorse insufficienti a coprire i bisogni dei giovani nella fascia di età tra 10-19 dove i disturbi mentali rappresentano il 16% del carico globale di malattie, con ansia e depressione pari al 40% di tutte le diagnosi.
Una lacuna nell’offerta di continuità di assistenza in questa età di mezzo. Considerazioni e dati presentati in occasione del Convegno “Dall’età evolutiva all’età adulta: transizione e tutela della salute mentale percorsi interdisciplinari e presa in carico”,organizzato da Fondazione Onda e SINPF – Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, in collaborazione con Regione Lombardia.
Le sfide cruciali
«La neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza affronta sfide cruciali: non solo per la delicatezza del target, ma anche per l’evoluzione del contesto che richiede sempre maggiore impegno con percorsi più prolungati, continuità assistenziale, équipe multidisciplinari. Un impegno determinante per gli impatti anche sul sistema della salute mentale adulta. Il disagio giovanile, a seguito del Covid, è aumentato: occorre intervenire tempestivamente per limitare i ricoveri per disturbi acuti e sostenere i ragazzi nel sempre più difficile passaggio alla vita adulta. Occorre continuare a investire risorse ed energie nel supporto psicologico e pedagogico, per favorire l’inclusione e l’empowerment», così esordisce nel messaggio inaugurale Attilio Fontana, Presidente di Regione Lombardia.
Un “monito” e un impegno che tuttavia presentano delle difficoltà operative e strutturali: manca una rete di supporto sociale o sanitario, dall’insegnante ad altri adulti di riferimento a livello extra-familiare, che ha acuito un sentimento di sofferenza psichica già latente, andando ad impattare negativamentesulla qualità e sulla quantità di vita, investendone tutti gli ambiti: personale, affettivo-familiare, socio-relazionale e lavorativo; c’è un ostacolo legislativo che impone, ad oggi, che al compimento dei 18 anni gli adolescenti perdano il diritto a usufruire delle prestazioni nell’ambito della Neuropsichiatria infantile, tra cui anche la frequentazione dei centri diurni per adolescenti, rendendo dunque la transizione tra i vari servizi di cura complessa e critica.
Contesto aggravato dalla scarsa capacità dei Servizi di dare riscontro effettivo ai giovani da imputarsi anche alla carenza di personale e alla mancanza di una formazione specifica sufficientemente adeguata che a sua volta si tramuta in una mancanza di competenze tecnico-specifiche da parte dello stesso, portando spesso alla chiusura delle strutture stesse.
I neo-maggiorenni, quindi, si trovano a dover abbandonare il luogo di cura frequentato fino al compimento dei 18 anni, per poi trovarsi a carico del Servizio di Psichiatria, dove spesso incontrano un ambiente respingente non in grado di fornire loro un’assistenza adeguata, causando l’allontanamento degli assistiti se non addirittura l’interruzione della terapia, con il conseguente aggravamento del disturbo mentale. Sono oltre il 40% i ragazzi bisognosi che si perdono in questa fase di transizione con conseguenze spesso disastrose, fra le quali l’abuso di sostanze psicoattive a scopo di auto cura, l’abbandono scolastico e la marginalizzazione.
Le richieste della psichiatria
Serve una presa in carico integrata da parte dei servizi dichiarano all’unanimità gli esperti nella cura del disagio mentale che risponda al diritto dei pazienti, in coerenza con la valutazione diagnostica effettuata, ad una presa in carico terapeutico-riabilitativa integrata da parte dei Servizi per le Dipendenze (Ser.D), dei Servizi Psichiatrici e del Servizi di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’Adolescenza.
Un percorso che dovrà svilupparsi nel tempo in linea con la complessità e l’intensità del bisogno in cui sono fondamentali la diagnosi integrata multi-modale come prima fase della persa in carico, la gestione dei casi con periodici confronti in équipe integrata, la presenza di un Case Manager unico individuato nel servizio il cui intervento è prevalente.
Ciò rende necessario sviluppare la collaborazione tra servizi, comprese le organizzazioni professionali private; prevedere una formazione condivisa e linguaggi comuni, specifici per le esigenze e i punti di forza locali; mettere a punto trattamenti, basati sull’evidenza e adattati alle esigenze del mondo reale, individuando percorsi di cura condivisibili e flessibili; promuovere la prevenzione condivisa della salute mentale e azioni contro lo stigma radicale a livello locale; analizzare e studiare interventi nel rispetto della sostenibilità, delle possibile disuguaglianze definendo anche azioni di monitoraggio.
Sono tutte azioni che tendono all’implementazione e sviluppo di modelli organizzativi comuni, rimodulando laddove necessario l’offerta dei servizi affinché non ci sia un “abbandono sanitario”” nell’età della transizione, adottando laddove sia ottenibile la guarigione, interventi e modello di cura efficaci in grado di ridurre l’intensità, la durata dei sintomi e le conseguenze.