Giulio A. Maccacaro è stato uno scienziato della seconda metà del secolo scorso che è andato oltre le sue pur vaste competenze tecniche integrandole in una visione globale della realtà esistenziale ai fini del benessere dell’uomo e del superamento delle ingiustizie sociali. Non il cultore di una conoscenza fine a se stessa, di una scienza per la scienza, ma il detentore di un sapere calato nel concreto della vita. “L’unico modo di autenticare la scienza è che questa corrisponda all’interesse dell’uomo: l’uomo individuale e l’uomo collettivo. Non può, quindi, la scienza, operare mai contro l’uomo. Nel momento in cui la necessità scientifica diventa una necessità disumana, la scienza si ferma” [1].
Giulio Maccacaro era e resta soprattutto un uomo di scienza. La sua vasta cultura, l’ironia, la vena polemica, virtù così rare tra coloro che si professano scienziati, tendono spesso a farlo dimenticare, ed a farlo etichettare come uno studioso od un critico della scienza. Ma Maccacaro era in primo luogo uno scienziato, e mai, nemmeno nelle sue più dure polemiche, rinnegava le basi del metodo scientifico o l’uso della ragione. Distingueva sempre con chiarezza le congetture dalle ipotesi di lavoro, poiché queste stanno sulla terra e quelle ovunque o in nessun luogo. Sapeva che solo le ipotesi di lavoro possono essere verificate, controllate e sottoposte a critica. Perciò la sua polemica non scadeva mai nel disfattismo o nella mitologia; perciò poteva scrivere “rifiutiamo insieme lo scientismo ed il luddismo scientifico: ci sono ugualmente estranei il culto e l’esorcismo della scienza” [2].
Medico, epidemiologo, Direttore dell’Istituto di Statistica medica e biometria dell’Università di Milano, si dedicò, in particolare, allo studio delle determinanti sociali delle malattie e del loro impatto sulla salute della popolazione. La qualità e il rigore della sua attività scientifica è testimoniata da una vasta produzione scientifica [3] e dal suo contributo alla divulgazione della scienza in uno stile semplice e, senza rinunciare al rigore scientifico, accessibile a tutti. Noto in campo internazionale per i risultati raggiunti in ricerche di microbiologia, genetica e biometria, Giulio A. Maccacaro ha dedicato una intensa attività alla proposta di una medicina aperta alle problematiche sociali. Sottolineò, in particolare, l’importanza della posizione delle persone all’interno del sistema sociale fra le “cause delle cause” delle malattie. Partendo da queste premesse svolse una intensa attività pubblicistica impegnata nella costituzione di un punto di riferimento per il rinnovamento della medicina nella ricerca e nella formazione. Diresse (1970) la collana ”Salute e società”, Eta Kompass (1970); Diresse (1974-1977) e rinnovò la storica (1935) rivista italiana di divulgazione scientifica “Sapere”. Promosse e curò (1973) la collana “Medicina e potere”, Feltrinelli Editore. Fondò (1976) la rivista “Epidemiologia e prevenzione” (1976).
Particolarmente intensa, inoltre, fu la sua collaborazione con quotidiani e riviste di attualità.
Nel 1972 fondò, insieme ad altri, l’Associazione Medicina Democratica, Movimento di Lotta per la Salute.
Il suo pensiero rappresenta un fondamentale punto di riferimento nello sviluppo della medicina del lavoro.
Partendo dal concetto che la scienza è una dimensione della storia e, come tale “comprensibile e leggibile solo nell’ottica della dialettica dei poteri” [4], egli afferma che “la medicina, come la scienza, è un modo del potere”. Di qui il suo appassionato e intenso impegno politico e sociale nella difesa dei diritti dei lavoratori in rapporto alle condizioni ambientali e di lavoro, nel sostenere la imprescindibile importanza della prevenzione primaria, nella difesa dei diritti del bambino, (Carta dei diritti del bambino in ospedale), nel denunciare la pericolosità della sperimentazione nell’uomo largamente praticata in italia.
Egli aveva intuito che lo stretto rapporto tra prevenzione e salute è indissolubile, che il ruolo dell’ambiente è determinante per la salute e che l’impegno per una società più giusta passa attraverso lo sviluppo di politiche sanitarie che tengano conto delle componenti ambientali e strutturali della salute e intervengano per la loro correzione. “Bisogna abolire le cause di malattie. Non si può costringere l’uomo a un ritmo di lavoro che gli genera l’ulcera e, dopo, togliergli un pezzo di stomaco per dire che non ha più l’ulcera. Bisogna togliergli la catena di montaggio, toglierlo da quella situazione che produce l’ulcera e lo porta fino a quel punto. Quello che si dovrebbe fare è la vera prevenzione …perché la vera prevenzione è la prevenzione primaria e non la prevenzione secondaria. Noi usiamo questi due aggettivi in sede tecnico-scientifica per distinguere quella che è la ricerca delle cause da quella che è la diagnosi precoce degli effetti. Il problema non è quello di rincorrere una malattia su una strada che la malattia ha già preso a percorrere, ma quello di impedire alla malattia di sopraggiungere e quindi quello di risalire veramente a monte per identificarne le cause profonde e rimuoverle. Questa è quella che noi chiamiamo medicina preventiva.” [5]
Si è tentato di ridimensionare la sua figura e sicuramente la sua immagine è stata in parte oscurata dai molti che difendono con tutti i mezzi le loro posizioni di potere, ma il tempo gli ha dato ragione ed il suo pensiero è di grande attualità di fronte all’ulteriore evoluzione della società dei consumi e del profitto. Pochi ancora negano quella che era allora una temibile prospettiva denunciata da pochi illuminati e che oggi è una drammatica realtà all’ordine del giorno della comunità internazionale.
Il suo esempio e il suo insegnamento possono costituire un punto di partenza per una nuova primavera culturale e politica nella medicina.
[1] “AZ un fatto come e perché”, Trasmissione televisiva 1972
[2] G. Berlinguer, G. Bert, A. Del Favero, M. Gaglio, in Giulio A. Maccacaro, Per una medicina da rinnovare, Scritti1966-1976, Feltrinelli, Milano, 1979, p. 7
[3] Giulio A. Maccacaro, Per una medicina da rinnovare, Scritti 1966-1976, Feltrinelli, Milano, 1979, p. 493
[4] Ibidem p. 409
[5] Intervento al convegno del Partito Socialista Italiano “Prevenzione e tutela della salute delle lavoratrici”, Milano, 19 Maggio 1973
Nota biografica
Giulio A. Maccacaro (Codogno, 8 gennaio 1924 – Milano, 15 gennaio 1977).
Iscritto alla Università di Pavia nel 1942, partecipa alla Resistenza dell’Oltrepò pavese nelle file della Brigata Barni.
Dopo aver conseguito, nel 1948, la laurea in Medicina e Chirurgia, svolge attività di ricercatore nelle Università di Pavia (1948-1953), Milano (1954-1963) e Modena (1961-1962); consegue la libera docenza in Statistica Sanitaria e in Microbiologia.
Professore ordinario di Microbiologia nella Facoltà di Scienze di Sassari (1964-1965), nel 1966 è chiamato alla Cattedra di Biometria e Statistica Medica dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Milano. Gli è affidata la direzione dell’Istituto omonimo e quella del Centro per le Applicazioni Biomediche del Calcolo Elettronico, da lui creati.
Ha svolto studi e ricerche all’estero, in particolare in Inghilterra, dove si reca nel ’49-’50 presso il Department of Genetics dell’Università di Cambridge con Ronald A. Fisher, nel 1959 a Londra presso il Department of Chemistry del Chelsea College of Science and Technology e nel 1960 presso il Microbial Genetics Research Unit del Medicai Research Council di Londra.
Nel 1972 ha fondato l’Associazione Medicina Democratica, Movimento di Lotta per la Salute.
Ha promosso e curato la collana “Medicina e potere”, Feltrinelli, 1973; ha diretto la collana “Salute e società”, Eta Kompass, 1970.
Ha diretto (1974) con Giovanni Cesareo la storica rivista “Sapere”, (nuova serie).
Ha fondato la rivista “Epidemiologia e prevenzione”, 1976 della quale fu anche direttore.
Nel corso della sua intensa attività scientifica e professionale Giulio A. Maccacaro ha svolto relazioni delle sue ricerche, corsi, lezioni, seminari e conferenze presso le Università di Meriden (USA), Londra, Cambridge, Edimburgo, Zurigo, Padova, Roma, Genova Trieste e numerose altre. Ha collaborato inoltre con assiduità a quotidiani e periodici.
Fu socio di numerose associazioni scientifiche nazionali e internazionali come la New York Academy of Sciences, la Genetic Society, la Biochemical Society, la Società Italiana di Medicina Sociale, la Società Italiana di Antropologia e di Tecnologia.
Fu membro di Commissioni, Comitati, Consigli scientifici, Editorial Board, ecc. di organismi italiani e internazionali di consulenza e di controllo.