Grave violazione della privacy delle persone con sofferenza mentale

Foto di Arek Socha da Pixabay 

di Eugenio Ricci

06 SET – Gentile Direttore,
la semiclandestina approvazione nelle pieghe del Recovery Fund dell’emendamento presentato dall’On. Buratti del PD, per il quale “il Sindaco, in qualità di autorità sanitaria, deve comunicare al Prefetto, agli uffici e comandi delle forze di Polizia l’adozione di misure o trattamenti sanitari (Tso) connessi a patologie che possono determinare il venir meno dei requisiti psico-fisici per l’idoneità all’acquisizione, alla detenzione ed al conseguimento di qualunque licenza di porto delle armi” rappresenta una gravissima violazione del diritto alla privacy delle persone con sofferenza mentale ed esprime chiaramente una volontà discriminatoria basata sul pregiudizio della pericolosità di queste persone, da tempo smentito dal punto di vista scientifico oltre che dall’esperienza clinico-statistica degli ultimi quaranta anni.
 
Il Tso è infatti un provvedimento terapeutico e non una misura restrittiva di polizia e, se il paziente non ha compiuto reati contro la persona ed è capace di intendere e di volere, la segnalazione alle forze dell’ordine è un vero e proprio abuso.

In particolare la norma introdotta ed approvata dalla Commissione è in palese contrasto con la lettera e lo spirito degli Articoli 13 e 32 della Costituzione, con gli articoli 2 e 3 della legge 180/1978 (Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori) e con l’art. 33 della legge 833/1978 (Istituzione del Servizio sanitario nazionale).
 
A tutela del paziente la normativa vigente dispone, fra l’altro, che in caso di Tso in condizioni di degenza ospedaliera il provvedimento con il quale il Sindaco dispone il Tso deve essere notificato, entro 48 ore dal ricovero, al giudice tutelare, il quale entro le successive 48 ore provvede con decreto motivato a convalidare o non convalidare il provvedimento.
 
Purtroppo con l’approvazione di questo emendamento si ritorna indietro di più di un secolo e precisamente alla legge Giolitti del 1904 che associava la malattia mentale alla pericolosità sociale per cui tutti i pazienti psichiatrici venivano schedati e annotati nel casellario giudiziario.
 
La Consulta Cittadina Permanente per la Salute Mentale di Roma Capitale in rappresentanza delle Associazioni Familiari/ degli utenti / del volontariato della città di Roma , per questi motivi chiede pertanto l’immediata abrogazione dell’emendamento in oggetto.
 
Eugenio Ricci
Presidente della Consulta Cittadina Permanente per la Salute Mentale di Roma Capitale

Fonte: Quotidiano Sanità

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